segunda-feira, 14 de março de 2011

CRISTO E A POLÍTICA


Marco Politi
Gesù non faceva politica

Cristo non era un rivoluzionario. “Non viene con la spada del rivoluzionario, viene donando la salvezza e la guarigione”. Nel suo secondo libro su Gesù (Gesù di Nazareth, Vol. 2), Benedetto XVI respinge ulteriormente ogni teologia politica (contro cui ha combattuto da prefetto della Congregazione per la dottrina della fede negli anni Settanta e Ottanta). Anzi, spiega, il messaggio di Cristo separa definitivamente la sfera politica dalla dimensione religiosa a differenza di quanto avveniva nell’antico Israele e si riproporrà nell’islam. Di qui l’affermazione che la “sovversione violenta, l’uccisione di altri in nome di Dio non corrisponde al suo modo di essere”. Le conseguenze terribili di una violenza motivata religiosamente, aggiunge, sono sotto gli occhi di tutti. Al di là di questa valutazione si avverte, in altri passi, il timbro della resa dei conti personale con i teologi della liberazione. “La violenza non instaura il Regno di Dio, il regno dell’umanità. Al contrario, è lo strumento del’Anticristo”, persino quando è invocata seguendo motivazioni religiose idealizzate.

Tem razão Bento XVI quando afirma que a violência não “instaura o Reino de Deus, o reino da humanidade”, bem como a advertência sobre o risco da teologia da Libertação incentivar o ódio, portanto a violência. Isto é fato, especialmente na América Latina nos idos de 1970. Mas se equivoca, quando sustenta, segundo Politi, a separação definitiva entre a esfera política da dimensão religiosa.
Esta separação é demasiadamente calculista e rigorosamente cartesiana. O homem necessariamente é um animal político e a religião assume a sua dimensão política em todas as suas esferas. Cabe lembrar que a política visa o bem comum, já o diz o vocábulo POLIS. A violência não procede da ação poítica, porque a não-violência é um ato estritamente político. Mas, procede da miseria humana, decaída pelo pecado original e que deve, portanto, ser domesticada para ser contida.
Quanto a Teologia da Libertação, embora possa ser indutora da violência e do ódio, pode ser também condutora da paz e da concórdia, assim como o Evangelho pode ser beligerante, pode também ser pacífico. Dependendo da ótica e das livres interpretações, poderá sustentar déspotas e santos.
Os irmãos separados ou protestantes, surgiram como resultado da intolerância religiosa católica romana, assim como as cruzadas foram forças belicistas e muitas vezes criminosas. E tais fatos não podem simplesmente serem deletados pelo simples fato de que agora interpretamos melhor, ou que o Espírito Santo nos tenha acolhido finalmente.
Portanto, a dimensão politica não pode simplesmente ser extinta da Sagrada Escritura por obra e graça de um pensador, mesmo que seja ele o Santo Padre, caso seja de fato correta a colocação de Politi.

Ha il sapore di una resa dei conti anche l’attacco al metodo storico-critico di indagine biblica, che avrebbe esaurito la sua funzione. Ma in realtà gli interrogativi aperti sulla figura di Cristo (fino a che punto si sentiva “figlio di Dio” come persona della Trinità?) anche questo libro non li risolve.
Racconta molto su Ratzinger questo secondo volume sulla passione e resurrezione di Gesù. Mentre esalta la fiducia nel Cristo, che tiene le sue mani stese sui fedeli e l’umanità, il testo rivela il profondo e permanente pessimismo di Benedetto XVI sui rapporti tra Chiesa e società. “Anche oggi – scrive – la barca della Chiesa, col vento contrario della storia, naviga attraverso l’oceano agitato del tempo. Spesso si ha l’impressione che debba affondare…”. Affermare che il vento della storia soffia sistematicamente “contro” la Chiesa è un giudizio pesante. Una svolta di 360 gradi rispetto all’atteggiamento di serena fiducia del Concilio e di quanti ancora oggi si richiamano al suo slancio. Al fondo la frase è anche rivelatrice del nucleo duro che nel 2005 si mobilitò per far eleggere Ratzinger al trono papale: un raggruppamento di porporati animati dalla visione di una Chiesa assediata da un mondo anti-cristiano. Non sono mai state queste, nella storia della Chiesa, le premesse per stagioni felici.

Sem dúvida que o olhar angustiado de Bento XVI se expressa de forma intensa nesta passagem, mesmo que sua asserção seja duvidosa.
Quando afirma: “Também hoje, a barca da Igreja, com o vento contrário da história, navega através do oceano agitado do tempo. Mesmo que se tenha a impressão que vá afundar..”.
Façamos uma análise mais filosófica que psicológica desta afirmação. Ora, a história nada mais é que o conjunto das ações humanas no tempo e no espaço que formam a miríade de fatos que condensam o movimento temporal e o movimentam para determinados fins. Assim sendo, a Igreja é também histórica e enquanto tal não pode seguir contrária à história, como se esta e aquela fossem entes distintos no bojo dos acontecimentos. Pelo contrário as ações e reações movem as relações historicamente dadas.
Com este argumento, verificamos que a Igreja não pode, nem está, acima da história.

Importantenel volume è l’esortazione ad approfondire i rapporti ebraico-cristiani. Non soltanto ripudiando radicalmente la tesi del “popolo deicida”, ma in base a una riflessione più ampia. La distruzione del tempio di Gerusalemme, spiega Ratzinger, ha aperto una fase del tutto nuova nella storia religiosa d’Israele. Da allora si confrontano due letture dell’Antico Testamento: la rabbinica e la cristiana. Queste letture, sottolinea il Papa, devono “entrare in dialogo” per comprendere correttamente la parola e la volontà di Dio.

Concordo plenamente. O diálogo com os nossos irmãos de fé ancestral, segundo joão Paulo II é fundamental para a busca de aproximações que visem a paz e a concórdia.

Il libro è stato terminato il 25 aprile 2010. Nel pieno della crisi sugli abusi sessuali. È stato redatto nel vivo di altre crisi: lo scontro con il mondo ebraico sul caso Williamson, la lacerazione nel mondo cattolico a proposito della scomunica rimessa al movimento anticonciliare lefebvriano. È il segno di un Papa che ha sempre scisso il suo tempo in due: il governo e la ricerca teologica personale. Suscitando dietro le quinte critiche persistenti sulla sua guida non sufficientemente conseguente con le grandi sfide che attendono la Chiesa all’interno e all’esterno. Dalle pagine emerge, però, un sano realismo teologico nel ribadire che la Chiesa al suo interno deve sempre fare i conti con altri Giuda che tradiscono la missione e ha continuamente bisogno di fare pulizia per purificarsi, una “lavanda dei piedi” permanente.
Manca, nella vita di Gesù ratzingeriana, la parte sulla nascita. Il Papa promette di scriverla. Sarà interessante. Nel 1971, da teologo, ammise che Giuseppe poteva anche essere biologicamente il padre di Gesù. Non aveva importanza, scriveva, perché la filiazione divina di Gesù era “ontologica”. Sarebbe un’affermazione rivoluzionaria oggi in bocca al Papa. La ripeterà?

Aqui, o teólogo comete uma permissividade teológica. Como se Deus pudesse absolutamente tudo de forma incondicional, somente porque é Deus e, isto, é simplesmente impossível, pois para Deus jamais haveria qualquer possibilidade de pecar, pois Ele é puríssimo e perfeitíssimo. José, é um homem qualquer que fora chamado por Deus para realizar esta missão. Desse modo, nascido com o pecado original e por isso mesmo, não poderia jamais ser o pai de Jesus. Isto me parece elementaríssimo.
Il Fatto Quotidiano, 11 marzo 2011

Comentário: Pe. Sergio Nunes ICAB em vermelho.


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